La rivoluzione secondo Raymundo Mata by Gina Apostol

La rivoluzione secondo Raymundo Mata by Gina Apostol

autore:Gina Apostol [Apostol, Gina]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-06-24T16:00:00+00:00


Nota 35

Ancora adesso me li sento addosso, quei cupi occhi grigi. Mentre infilavo le carte, scomode e infiocchettate, contro i miei lombi, dentro i karsonsilyos finalmente utili e rapaci, mi sentii addosso lo sguardo della donna che piangeva. Ma niente, nemmeno la mia tacita coscienza mi avrebbe distolto dall’intento. Quei cumuli incasinati di pagine svelavano la colpevolezza delle mie costole. Solo allora notai un tumulo fresco, un mucchio di terra circondato da fiori, una corona commemorativa a forma di croce su una tomba improvvisata che mi si parava davanti nel cammino. Si trovava – cerco di ricordarmelo al meglio, nel caso in cui questi dettagli possano tornare un giorno utili, anche se ne dubito – vicino ai gradini, in un’apertura sotto la capanna, larga a sufficienza per la sepoltura. Ricordai la donna lamentosa dei miei sogni, e non ero sicuro, nel delirio della fuga, se quegli occhi impudenti mi stessero davvero guardando. Inciampai su quel lembo di terra fiorito. Ci sono quasi caduto sopra a causa della vista compromessa.

Ricordo il mio ritorno alla nave con un presentimento sfuggente… Dopo una colazione smilza e un ingrato addio, e dopo uno scambio formale di convenevoli e di barattoli di paho (e altri doni misteriosi) tra i due dottori, lasciammo miseramente quella spiaggia tradita. Salimmo tutti a bordo della nave, rispedita al mittente, una ciurma di rivoluzionari che portavano il peso della loro missione, e già sentivano la mancanza della pace mistica dell’isola, una pace che stava già svanendo. Finalmente riuscii a sfuggire al loro sguardo accusatore.

Certo, nessuno notò la mia agitazione, né la rigidità impacciata dei miei movimenti: ciascuno dei dottori era morso dai propri crucci. A pensarci, anche nei momenti più propizi, nessuno si sarebbe accorto di me. Pure Rufino meditava, a modo suo, seguendo don Procopio e il suo nuovo bastone da passeggio.

Mi nascosi nella stiva, dove le mucche non mi avrebbero serbato rancore. E lanciai il mio fardello sulla paglia: un cuscino di meraviglie. I fogli caddero dalle mani colpevoli. Guardavo la mia preda, il mio pesce rubato: erano la mia fortuna, la mia maledizione, la mia ricompensa. Li mostrerò a tutti, mi dissi, a tutti quei meticci, a quei preti e a quelle signore, a chiunque incontrerò. Rimarranno tutti sbalorditi. Li mostrerò a Lady K (rifuggirò, tuttavia, gli occhi grigi e lacrimosi di quella donna, l’altra). Ma cosa avrei mostrato di preciso? La mia ombra si stendeva sopra quel mucchio di fogli orfani, ormai privi di vita, sulla paglia. Li raccolsi di nuovo, li infagottai e li conservai sotto la mia petate. Per tutti e cinque i giorni di navigazione, rimasero tra le zampe delle mucche, scoppiettanti come ramoscelli incendiari.

Sul ponte, come detto, don Pío passeggiava col suo nuovo bastone, un bel kamuning. Era quello il regalo che l’eroe aveva scambiato con la pistola di don Pío. E per fortuna! In soggezione, per tutto il viaggio Rufino seguì con gli occhi il bastone del mago, come fosse un vicario di Dio.

Non osava toccarlo.

Sulla riva della baia di Manila,



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